Fin dove può spingersi un ideale? Qual è la valenza del termine “Martirio” in epoca contemporanea? E, soprattutto, la narrazione mainstream ha il diritto di imporci a proprio comodo i suoi di ideali e martiri?
Il 25 febbraio scorso Aaron Bushnell si è dato fuoco davanti all’Ambasciata d’Israele a Washington DC.
A precedere il gesto estremo un post sul suo profilo Facebook, scarno di amici e condivisioni e in seguito rimosso, e un video nel quale Aaron si filma durante un tratto di percorso per arrivare nel luogo deputato al suo martirio.
In quel filmato, con estrema lucidità, Aaron parla all’umanità e ci dice: “Mi chiamo Aaron Bushnell, sono un aviere in servizio attivo dell’Aeronautica degli Stati Uniti e non sarò più complice di un genocidio. Sto per compiere un atto di protesta estremo ma, se paragonato a quello che la gente sta vivendo in Palestina per mano dei loro colonizzatori, non è affatto estremo. Questo è ciò che la nostra classe dirigente ha deciso che sia normale”.
Nel post su Facebook pubblicato poco prima, Aaron parla all’umanità e ci dice: “Molti di noi amano chiedersi: ‘Cosa farei se fossi vivo durante la schiavitù? O quando sono state introdotte le leggi Jim Crow negli stati del sud? O durante l'apartheid? Cosa farei se il mio paese stesse commettendo un genocidio?’ La risposta è: lo stai facendo. Proprio adesso."
Mentre consegnava il suo corpo alle fiamme, continuando a filmarsi in diretta su Twitch, Aaron è riuscito a gridare per tre volte: “Free Palestine!” prima di accasciarsi a terra ed abbandonarsi al più doloroso dei sacrifici.
Davanti all’immensità del suo gesto, la diretta che ha consegnato al mondo queste immagini ha ripreso un agente di polizia in borghese, con pistola puntata sul rogo, chiedergli di “Mettersi a terra”.
La morte di Aaron è stata confermata il giorno successivo.
Navigando sul web nel tentativo di trovare quante più informazioni, si viene a conoscenza che l’auto immolazione di Bushnell come atto di protesta contro il genocidio in corso a Gaza è stata preceduta, nel dicembre scorso, da quella di un anonimo/a “manifestante” che si è dato/a fuoco in sostegno alla causa palestinese davanti al consolato di Israele ad Atlanta, in Georgia. Del martire senza nome, né sesso o età sappiamo solo essere stato trasportato/a in “condizioni critiche” in ospedale. Poi il nulla. (https://www.bbc.com/news/uk-67597395).
I media italiani hanno riportato in sordina la vicenda liquidandola attraverso titoli del tipo: “Militare statunitense si dà fuoco davanti all’Ambasciata di Israele”.
Nelle poche righe di approfondimento, nei giorni successivi, il ricorso alla messa in dubbio della sanità mentale di Aaron è stato l’escamotage per esaurire la vicenda. Censura, oblio, insulto.
Il silenzio sulla sua morte rispecchia la complicità mediatica, e di tutto l’Occidente, al genocidio in corso a Gaza. Ripercorrendo le parole dello stesso Aaron: “Questo è ciò che la nostra classe dirigente ha deciso che sia normale”.
Il martirio di Aaron e dell’ignoto manifestante di Atlanta rappresentano, nell’atto di protesta più aulico e denso di significato possibile, un’offerta al mondo intero. La schiacciante messa in discussione del macabro ordine di pensiero imposto dal potere, la spinta al rinnovamento personale del modo di stare al mondo di ognuno di noi. Un insegnamento etico fondante che grida, come Aaron tra le fiamme, di arrivare a tutti e di essere trasmesso ai nostri figli e raccontato alle future generazioni. I media lo vogliono impedire, la Storia orale deve renderlo concreto.
La censura, l’insulto, l’oblio sono un crimine contro il concetto di umanità inteso come l’“essere uomo”, inteso come “natura umana” incapace di assistere inerme alla distruzione di sé stessa. Incapace di abbandonarsi in toto ai palliativi datici in pasto quotidianamente, la natura umana deve gridare vendetta al silenzio. Ognuno sceglierà le modalità per urlare.
Chiunque voglia ricevere il file di stampa del manifesto dedicato ad Aaron Bushnell e collegato tramite qr code a questa pagina per aiutarci ad affiggerlo in qualsivoglia strada, luogo di incontro e iniziativa per continuare a parlare di lui e far conoscere il suo gesto può scrivere all'indirizzo mail conosciaaron@gmail.com
PER SAPERNE DI PIU':
Il canale d'informazione indipendente statunitense "Democracy Now!" ha dedicato un servizio al gesto di Aaron Bushnell a pochi giorni dalla sua morte. La giornalista Amy Goodman ha intervistato il suo amico Levi Pierpont, conosciuto durante l'addestramento militare che ha dichiarato: "It was — he didn’t have thoughts of suicide. He had thoughts of justice. That’s what this was about. It wasn’t about his life. It was about using his life to send a message".
Nel link a seguire è possibile vedere il servizio per intero e leggerne la trascrizione:
L' approfondimento del Presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea ed ex-diplomatico Alberto Bradanini pubblicato il 17 marzo su "L'Antidiplomatico":
"L’auto-immolazione di Bushnell è un potente gesto politico che squarcia il vergognoso velo di omertà e indifferenza del Nord globale e imperialista di fronte ai crimini del sionismo perpetrati ai danni del popolo palestinese." L' approfondimento del fotoreporter e attivista per la causa palestinese Pasquale "Pas" Liguori per "Comune"
https://shorturl.at/bwIR2
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Gone but not forgotten
Aaron nei nostri cuori, sempre ❤